Si tratta di uno dei monumenti più ‘curiosi’ e interessanti di Roma.
Situata nei pressi di Porta San Paolo (all’epoca detta Porta Ostiensis), la Piramide Cestia (detta impropriamente per molti secoli Meta Remi in contrapposizione alla Meta Romuli del Vaticano) è un monumento sepolcrale enfaticamente egittizzante fatto costruire in meno di 330 giorni (in base alla volontà testamentaria del ricco committente, eseguita ovviamente senza fiatare dagli eredi!) per eternare la memoria di uno dei personaggi più ricchi di Roma alla fine del primo secolo a. C.: Caio (o Gaio) Cestio ‘Epulone’. Da notare che gli ‘epulones’ erano un collegio sacerdotale molto potente il cui compito specifico era quello di organizzare banchetti pubblici in occasione di cerimonie sacre, che nell’antica Roma erano molto frequenti. La parola ‘epulone’ è rimasta, come si sa, nell’uso comune per indicare una persona ricca e smodatamente golosa. Sicuramente ricco era Caio Cestio, se si era potuto permettere addirittura una grandiosa piramide in puro stile egizio come sepolcro. Ma probabilmente, dato il suo ruolo istituzionale, non disdegnava i piaceri della buona tavola.
Non è l’unica piramide costruita a Roma. Nell’antichità ve ne erano altre tre, andate purtroppo distrutte nel corso dei secoli: una nell’area del Vaticano e due dove ora si trovano le famose ‘chiese gemelle’ di Piazza del Popolo.
Il periodo esatto della costruzione, in base ad accurate e complesse ricostruzioni storiche, dovrebbe collocarsi fra il 18 ed il 12 a. C., cioè in un periodo in cui l’Egitto era stato da poco conquistato, grazie alla sconfitta di Cleopatra e Marcantonio del 31 a. C. nella battaglia di Azio, e la moda egittizzante impazzava letteralmente a Roma.
La Piramide Cestia è alta più di 36 metri ed ha una base di 30. All’interno, come nelle piramidi dei faraoni, si trova la camera sepolcrale, purtroppo più volte saccheggiata nel corso dei secoli. Infatti il corpo di Caio Cestio non è stato ritrovato e non sappiamo se sia stato inumato in un sarcofago oppure cremato. Più probabile a mio parere la seconda ipotesi. Escluderei invece l’ipotesi, molto suggestiva ed attraente e forse non del tutto assurda dato lo stile del monumento, della mummificazione, troppo in contrasto con la tradizione romana.
Nonostante i saccheggi, si possono ancora vedere all’interno di essa parti degli affreschi originali, che rientrano nello schema generale del cosiddetto ‘terzo stile pompeiano’ (secondo la ben nota classificazione di Mau). Fra l’altro, sulla volta si possono ammirare quattro Vittorie alate. Probabilmente, al centro della volta c’era una raffigurazione del defunto portato in cielo, qualcosa di simile al bassorilievo che si trova nella volta dell’arco di Tito, di circa 90-100 anni posteriore.
Strutturalmente, la piramide è costituita da un nucleo cementizio rivestito all’esterno da lastre di pregiato marmo lunense.
Al tempo dell’imperatore Aureliano (270-275) la Piramide Cestia venne inglobata, come altri monumenti importanti, nella cinta muraria fatta costruire per difendere l’Urbe dalla minaccia dei barbari. Fino ai bombardamenti alleati del 1944, infatti, era collegata a Porta San Paolo da un tratto di mura aureliane purtroppo distrutto. Dall’altro lato, invece, le mura proseguono dalla piramide senza soluzione di continuità.
SALA SEPOLCRALE INTERNA
(Foto di Pietro Massolo)