Sulla precisa delimitazione cronologica dell’età di mezzo il dibattito è sempre aperto.
Ma al problema cronologico è strettamente legato l’aspetto concettuale: che cosa s’intende veramente con l’espressione “Medioevo”?
La questione più importante è quella di capire quando, come, perché e da chi è stato introdotto il concetto di “età di mezzo”.
Il discorso è molto lungo, ma cercherò di sintetizzarlo al massimo.
Tutti gli studiosi sono concordi nell’affermare che il concetto è nato nell’ambito della cultura umanistica, sviluppatasi in Italia fra il Trecento e il Quattrocento, nel momento preciso in cui si è capito che fra il mondo antico e quello “moderno” c’era un periodo intermedio, un’età di mezzo, appunto.
Il concetto, quindi, è nato dalla scoperta di una duplice e profonda frattura culturale e ideologica: da un lato, risultava evidente, per la prima volta in modo netto e radicale, che con il crollo dell’Impero Romano d’Occidente era finita la civiltà greco-romana; dall’altro, gli umanisti si sentivano spiritualmente più vicini al mondo antico che alla civiltà sorta dopo le invasioni barbariche.
La paternità precisa è ancora sub judice, ma un fatto è certo: il concetto nasce decisamente molto prima della scoperta dell’America!
Ma allora ritengo che sarebbe il caso di rivedere la tesi tradizionale che pone la fine del Medioevo nel 1492.
Se la manteniamo, non arriviamo al paradosso di porre il Rinascimento, sicuramente iniziato nella prima metà del Quattrocento, nel Medioevo?
E con Lorenzo il Magnifico, morto nel 1492, come la mettiamo? Dobbiamo mettere anche lui nel Medioevo?
Forse è necessaria una riflessione critica su questo tema.