IL PROCESSO DI VERONA: UNA MOSTRUOSITÀ GIURIDICA

Vorrei fare una PICCOLA premessa: la mia è un’analisi storica e NON IDEOLOGICA.
Dobbiamo partire innanzitutto da un presupposto inconfutabile: Mussolini ricopriva la carica di Capo del Governo per decisione del Re d’Italia Vittorio Emanuele III.
Per decisione del legittimo Re d’Italia questa carica gli era stata tolta e tale decisione non poteva in alcun modo essere contestata sul piano della legittimità.
In secondo luogo, la creazione della Repubblica Sociale Italiana, altrimenti detta di Salò, con l’aiuto determinante dell’esercito germanico, DEVE essere considerata come un atto TOTALMENTE ILLEGITTIMO visto che il territorio di tale sedicente Repubblica apparteneva al Regno d’Italia.
In buona sostanza, Benito Mussolini, ex-socialista ed ex-combattente volontario contro Austria e Germania, aveva consegnato una parte del territorio della nostra Patria ai tedeschi, cioè ad un esercito straniero invasore. Risulta evidente la mostruosa gravità di quest’atto politico scellerato, ancora più grave della sconsiderata decisione di entrare in guerra a fianco della Germania di Hitler (dicasi di Hitler!).
Venendo al punto del processo, dobbiamo subito dire che gli imputati non avevano commesso alcun atto illegittimo durante la famosa e fatale seduta del 25 luglio 1943. Avevano votato un ordine del giorno perfettamente legittimo proposto da Dino Grandi, uno dei membri del Gran Consiglio. Legittimo l’ordine del giorno, legittima la votazione al di là di OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO.
In sostanza, l’ordine del giorno che fu votato nella seduta fatidica stabiliva di rimettere nelle mani del Re, cioè del Capo dello Stato, le redini del Governo e soprattutto della conduzione della guerra, esautorando il Duce del Fascismo. Infatti, immediatamente dopo la riunione Mussolini venne LEGITTIMAMENTE sostituito da Pietro Badoglio.
Il Gran Consiglio del Fascismo non era una burla. Era, in effetti, il massimo organo costituzionale del Regno d’Italia.
La decisione votata dal Gran Consiglio, presa in un momento di gravissime e penosissime difficoltà militari per evitare una tremenda catastrofe, non può, in alcun modo, essere considerata illegittima.
Eppure, a Verona il sedicente Tribunale pronunciò le sentenze di condanna a morte per tutti (con l’unica eccezione di Tullio Cianetti) coloro i quali avevano votato a favore dell’ordine del giorno Grandi.
La cosa ridicola e mostruosa nello stesso tempo è che, in sostanza, il Tribunale decise la condanna a morte degli imputati in base al cosiddetto ‘tradimento dell’Idea’ (nel senso dell’Idea Fascista), un ‘reato’ che il Duce aveva formalmente introdotto nel novembre del 1943, cioè DOPO la seduta che si era tenuta il 25 luglio.
Condannati a morte per aver tradito l’Idea Fascista incarnatasi nel Duce! No comment.
Si capisce bene, quindi, perché il processo di Verona è stato, come ho scritto nel titolo, un atto mostruoso sul piano giuridico ed istituzionale.