PERCHE LA SANTA SINDONE SI TROVA A TORINO?
La storia della Sindone è estremamente complessa. Fino al XIV secolo le fonti sono poche e difficili da interpretare. Me ne occuperò prossimamente…
Ma intanto cerchiamo di capire quella che potrebbe essere definita la ‘storia accertata’ del Sacro Lino.
Il primo possessore storicamente documentato della Sindone è il Cavaliere francese Geoffroy de Charny, morto combattendo contro gli inglesi a Poitiers nel 1356 per difendere il Re di Francia con il proprio corpo. Forse non è un caso che il Sudario di Cristo sia capitato nelle mani di un prode e valoroso Cavaliere….
In ogni caso, come Geoffroy sia venuto in possesso della reliquia non si sa, ma da questo momento la storia della Sindone è abbastanza chiara e senza lacune.
Comunque, un avo di sua moglie aveva partecipato alla IV Crociata e questo fatto è molto importante, visto che la reliquia era stata vista proprio a Costantinopoli quando la capitale dell’Impero Bizantino era stata conquistata dai Crociati (1204).
Procediamo con ordine: nel 1353 Geoffroy de Charny fonda una chiesa a Lirey per adempiere un voto e dona alla collegiata della stessa chiesa il Lenzuolo da lui ritenuto la vera Sindone in cui era stato avvolto il Corpo di Cristo.
Geoffroy era un autentico Cavaliere, che fu capace di sacrificare la vita per difendere il suo Re, quindi la sua testimonianza ha un certo valore. Più di questo per ora non possiamo dire.
Nel 1855 fu trovato nella Senna un medaglione bronzeo con la raffigurazione della Sindone e delle ‘armi’ degli Charny. Si tratta chiaramente di un documento storico molto importante nella ricostruzione oggettiva di questa vicenda.
Nel ‘memoriale di Arcis’, scritto nel 1389 dal vescovo di Troyes Pietro d’Arcis all’antipapa avignonese Clemente VII, l’autore eleva una protesta contro l’ostensione della reliquia voluta da Goffredo II di Charny, figlio del Cavaliere di cui abbiamo parlato. Pietro d’Arcis fa riferimento ad una commissione di teologi che già in occasione di una precedente ostensione aveva sollevato seri dubbi sull’autenticità del Lenzuolo donato più di trent’anni prima da Geoffroy de Charny alla chiesa da lui stesso fondata.
La testimonianza del vescovo di Troyes non è considerata molto attendibile, nel senso che probabilmente aveva interesse a screditare la reliquia di Lirey. Sappiamo che nel Medioevo le reliquie avevano un’importanza economica e persino politica enorme. Scatenavano vere e proprie guerre per il loro possesso, quindi la cosa non ci sorprende affatto.
Goffredo II invia un contromemoriale e alla fine l’antipapa Clemente VII legittima con una bolla l’ostensione, a patto che si dichiari ufficialmente che si tratta di una ‘pictura’.
Oggi la scienza ha ampiamente dimostrato che l’immagine della Sindone non è e non può essere una pittura, ma andiamo avanti.
Nel 1418 il conte Umberto de la Roche, marito di Margherita de Charny, figlia del figlio del primo possessore accertato della Sindone, prende possesso della reliquia per proteggerla nel momento più drammatico della Guerra dei Cent’anni tra la Francia e l’Inghilterra.
Da notare che nel 1415 i francesi avevano subito una grave disfatta ad Azincourt, che aveva fatto della Francia in pratica un possedimento del Re d’Inghilterra Enrico V. Quindi le preoccupazioni del conte Umberto erano più che fondate.
Negli anni successivi l’intraprendente Margherita non solo si rifiuta di riconsegnare alla chiesa di Lirey il prezioso Sacro Lino, ma organizza addirittura una serie di ostensioni non autorizzate in giro per l’Europa, suscitando le reazioni negative da parte delle autorità ecclesiastiche. Nel frattempo la Francia si è risollevata grazie a Giovanna d’Arco (fatta bruciare sul rogo come eretica e strega dagli inglesi nel 1431), anche se la guerra si protrae fino al 1453.
Nel 1449 il vescovo di Chimay (Belgio) ordina un’inchiesta dopo l’ennesima ostensione non autorizzata e Margherita (rimasta vedova nel 1448) deve sottomettersi, ma non riconsegna la Sindone alla chiesa di Lirey.
Nello stesso anno della fine della Guerra dei Cent’anni, Margherita cede la reliquia al duca di Savoia Ludovico (o per meglio dire alla moglie del duca) e 4 anni dopo viene scomunicata.
Nel 1502 i Savoia fanno costruire una cappella in cui conservare la reliquia nella loro capitale Chambéry e nel 1506 ottengono dal papa Giulio II l’autorizzazione ufficiale del culto pubblico.
Disgraziatamente, nel 1532 la cappella prende fuoco e la Sindone viene danneggiata.
Attenzione: l’incendio, secondo i ‘sindonologi’, toglie valore alle prove del carbonio 14 effettuate alla fine degli anni ’80, in base alle quali il Sacro Lino risalirebbe ad un periodo non ben precisato ma comunque posteriore al 1260.
Le pazienti suore clarisse di Chambéry provvedono alle riparazioni, il che comporta un’ulteriore ‘contaminazione’ della reliquia.
In seguito a varie vicende belliche, la Sindone viene trasferita in diverse località.
Nel 1562 la capitale del Ducato di Savoia viene spostata a Torino, dove la reliquia viene portata definitivamente nel 1578.
Da notare che l’ultimo Re d’Italia Umberto II, prima di morire donò al papa Giovanni Paolo II la Santa Sindone nel 1983.