Tutti sanno, o credono di sapere, che i colli di Roma sono ed erano anche nell’antichità sette, numero magico…
Sulla base dei miei studi e delle mie osservazioni dirette, posso dire che questa nozione diffusa e tradizionale non corrisponde, però, alla realtà storico-politica ed orografica di Roma.
Per cercare di capire dobbiamo porci due domande fondamentali:
quali e quanti sono in realtà i “colli” di Roma?
la struttura dei rilievi di Roma antica era diversa da quella attuale?
Procediamo con ordine.
- Roma non nacque sui “sette colli”, come a volte si sente dire. Secondo la tradizione, Romolo la fondò, infatti, sul Palatino. Gli scavi archeologici hanno dimostrato che il racconto tradizionale contiene un nucleo di verità. Col passare del tempo, alla città romulea primitiva si aggiunsero le comunità stanziate sugli altri colli.
- I sette colli riportati dagli autori antichi sono, in ordine alfabetico: AVENTINO, CAMPIDOGLIO, CELIO, ESQUILINO, PALATINO, QUIRINALE, VIMINALE. Ma si tratta di una semplificazione.
- Nella lista “ufficiale” mancano il colle chiamato “Velia”, una piccola altura situata tra il Palatino e l’Esquilino, completamente rasa al suolo negli anni trenta, e la “sella” che collegava il Campidoglio al Quirinale, spianata da Traiano per costruire il suo grande Foro. I Mercati di Traiano furono costruiti a ridosso della collina superstite proprio per sostenerla dopo i grandi lavori di sbancamento. L’altezza della Colonna Traiana è identica all’altezza della “sella” eliminata.
- Inoltre, non dobbiamo dimenticare che i colli avevano, ed in parte hanno tuttora, una struttura più complessa di quanto possa apparire oggi dopo la grande trasformazione moderna della città.
- Nel Colle Quirinale dobbiamo distinguere quattro alture o “montes”: Quirinalis, Latiaris, Mucialis e Salutaris.
- L’Esquilino è formato in effetti da almeno tre alture diverse: Fagutale, Oppio e Cispio.
- Il Campidoglio, che oggi appare sicuramente più omogeneo rispetto al passato, è formato da due alture ben delineate, Arx e Capitolium, separate da una “sella”, nella quale oggi troviamo la grande piazza progettata da Michelangelo. Attaccata al Campidoglio, ma comunque distinguibile, dovremmo anche considerare la Rupe Tarpea, la cui ubicazione esatta è ancora oggetto di discussione.
- All’Aventino maggiore dobbiamo aggiungere l’Aventino minore (“San Saba”).
- Accanto al Palatino verso il Velabro troviamo il Germalo.
- In ogni caso, a parte i “sette” colli tradizionalmente riconosciuti, che si trovano tutti ad est del Tevere, sarebbe giusto considerare anche il Vaticano ed il Gianicolo, molto importanti storicamente, anche se non erano inseriti all’interno delle antiche mura dell’Urbe.
- Per l’inclusione del Gianicolo dobbiamo attendere il XVII secolo, quando papa Urbano VIII Barberini fa costruire le mura dette appunto “Gianicolensi”.
- A proposito del Vaticano, occorre ricordare due cose: 1) il colle fu fatto livellare da Costantino per la costruzione della Basilica di S. Pietro; 2) l’ager Vaticanus, mai incluso in effetti nelle antiche mura cittadine, era dotato di una cinta muraria a sé stante risalente all’epoca di papa Leone IV (847-855) e costituiva la cosiddetta “città leonina”.
- In ogni caso, la struttura originaria del territorio romano, caratterizzato da numerosi rilievi collinari, è rimasta in grandissima parte intatta. Per rendersi conto dei notevoli dislivelli basta, per esempio, percorrere Via Nazionale da Piazza della Repubblica a Piazza Magnanapoli e da lì scendere fino all’area del Foro di Traiano.
- Notevole è anche il dislivello tra il Pincio, un altro colle non menzionato nella lista ufficiale, e Piazza Barberini. Provate a percorrere a piedi tutta Via Veneto e ve ne accorgerete.
- Probabilmente la riduzione a sette deriva dal valore sacro attribuito a questo numero.
- Nel VI secolo, con il taglio degli acquedotti avvenuto durante la guerra greco-gotica, le aree collinari persero importanza e furono in gran parte abbandonate. La popolazione infatti fu costretta a spostarsi in massa a ridosso del Tevere per avere una costante disponibilità d’acqua. Questo fatto contribuì in modo decisivo a diminuire l’importanza dei “sette colli” nella successiva suddivisione territoriale della città, basata sui “rioni”.
CONCLUSIONI
I colli di Roma non erano e non sono mai stati soltanto sette. Di certo il numero sancito dalla tradizione è basato più sul suo valore sacro che sulla realtà.
Quindi quanti sono i colli storici di Roma?
Tenendo conto delle varie alture e limitandoci all’area compresa nelle Mura Aureliane, direi (il condizionale è d’obbligo) che con una certa opinabile approssimazione possiamo contarne almeno 12 o 13. Per quanto riguarda la seconda domanda iniziale, è ovvio che nel corso dei suoi circa 2.800 anni di storia Roma ha visto molti profondi cambiamenti e quindi anche la struttura del rilievo è stata modificata. Sappiamo che le trasformazioni attuate dall’uomo iniziarono già nell’antichità.
Mi sono limitato alle cose essenziali e ho dovuto semplificare per non dilungarmi troppo, ma il discorso potrebbe continuare.
Termino con un famoso passo di Tito Livio:
“Non sine causa di hominesque hunc urbi condendae locum elegerunt, saluberrimos colles, flumen opportunum, quo ex mediterraneis locis fruges devehantur, quo maritimi commeatus accipiantur, mari vicinum ad commoditates nec expositum nimia propinquitate ad pericula classium externarum, regionum Italiae medium, ad incrementum urbis natum unice locum. Argumento est ipsa magnitudo tam novae urbis”. (AB URBE CONDITA, V, 54)
“Non senza motivo gli dèi e gli uomini scelsero questo luogo per fondare la Città: colli oltremodo salubri, un fiume comodo attraverso il quale trasportare i prodotti dell’interno e ricevere i rifornimenti marittimi; un luogo vicino al mare quanto basta per sfruttarne le opportunità ma non esposto ai pericoli delle flotte straniere per l’eccessiva vicinanza al centro dell’Italia, adattissimo per l’incremento della città; la stessa grandezza di quest’ultima ne è la prova“.