LA SACRA BIBBIA
LA RESURREZIONE DI CRISTO NEL QUADRO DELLA STORIA DELLE RELIGIONI
Premesso che TUTTE LE RELIGIONI passate e presenti (e probabilmente anche future) si basano sulla FEDE in fatti, esseri e situazioni soprannaturali, nel caso del Cristianesimo è evidente la centralità dell’evento della Resurrezione di Gesù Cristo, intesa come FATTO STORICO attestato da testimoni oculari e riportato in testi (i Vangeli) ritenuti credibili.
Per un non credente la Resurrezione è chiaramente un evento considerato impossibile sul piano della realtà naturale. Il che implica la negazione A PRIORI della credibilità storica dei racconti che l’attestano.
La Resurrezione di Cristo non è, comunque, l’unico caso nella Storia delle Religioni.
Per un’adeguata comprensione dell’essenza del problema, dobbiamo innanzitutto distinguere nettamente il concetto dell’immortalità dell’anima, credenza religiosa universale, dalla resurrezione. L’immortalità dell’anima significa che la vita dell’anima prosegue ininterrottamente dopo la morte del corpo.
La resurrezione è, invece, un ritorno al mondo dei vivi dopo la morte, intesa come cessazione della vita. Si tratta di un ripristino totale della funzionalità vitale della persona in senso sia psichico che fisico.
Il caso più noto di resurrezione precristiana è quello di Osiride, ucciso e fatto a pezzi dal fratello Seth e poi ricomposto e resuscitato dalla sorella Iside. Nel racconto di Osiride è implicita l’idea che solo un corpo integro può permettere la prosecuzione della vita e questo si collega con l’importanza attribuita all’imbalsamazione nella cultura dell’Antico Egitto.
Nella mitologia greca troviamo diversi casi di resurrezione. Possiamo citare il caso di Semele, riportata in vita dal mondo dei morti dal figlio Dioniso, e quello di Pelope, che viene ucciso e fatto a pezzi dal padre Tantalo, e poi viene ricomposto e resuscitato da Zeus. Si noti l’evidente analogia tra la vicenda di Pelope e quella di Osiride.
A questo punto è necessaria una precisazione estremamente importante. I casi citati di resurrezioni precristiane si situano in un contesto narrativo che è noto agli storici delle religioni come “tempo del mito”, un tempo qualitativamente diverso da quello storico o attuale che dir si voglia. Nel tempo del mito, infatti, le condizioni generali di esistenza sono radicalmente diverse da quelle considerate “normali”.
Invece, tutta la vicenda terrena di Gesù Cristo, fino alla Resurrezione, avviene in un contesto storico perfettamente normale. Gli Autori dei Vangeli, infatti, forniscono riferimenti cronologici e politici precisi per collocare il racconto in un contesto spazio-temporale ben definito e “attuale”.
Tutto ciò implica un impatto psicologico e culturale molto diverso da quello di una qualsiasi narrazione mitologica.
Autore | Piero della Francesca |
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Data | 1450–1463 |
Tecnica | affresco |
Dimensioni | 225×200 cm |
Museo Civico, Sansepolcro
immagine da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Resurrezione_(Piero_della_Francesca) |
LA RELIGIONE È SOLTANTO L’OPPIO DEI POPOLI?
ISLAM E GUERRA DI RELIGIONE – PARTE II
” Il contributo islamico all’Europa medievale interessò settori diversi come l’arte, l’architettura, la medicina, l’agricoltura, lamusica, il linguaggio e la tecnologia. Dall’XI alXIII secolo l’Europa assorbì le conoscenze della cultura islamica. Di particolare importanza per l’Europa furono le traduzioni attuate dagli Arabi e dai Persiani di antichi testi classici greci, tra cui le opere del filosofo greco Aristotele.”
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Contributo_islamico_all’Europa_medievale
La prova più evidente ed inattaccabile di questo contributo enorme della civiltà islamica al progresso umano è l’adozione di una grande quantità di termini arabi nel lessico occidentale:
“L’adozione delle tecniche e dei materiali provenienti dal mondo islamico spiega l’origine di molte delle parole arabe attualmente in uso nel lessico occidentale.[91]
- Chimica, da al-kīmīyāʾ’ (الكيمياء)
- Algebra, da al-jabr (الجبر)
- Algoritmo, dal nome dello scienziato al-Khwarizmi (الخوارزمي)
- Almanacco, da al-manākh (المناخ)
- Ambra, da Anbar (عنبر)
- Canfora, da kāfūr (ﻛﺎﻓﻮﺭ)
- Carato, da qīrāṭ (قيراط) (“misura di peso”)
- Cotone, da quṭn (قطن)
- Garza, da qazz (قز) (“seta greggia”)
- Lacca, da lakk (ﻟﻚ)
- Liuto, da al-ʿūd (العود)
- Magazzino, da makhāzin (مخازن)
- Scacco matto da māta (مات) (“morire”)
- Sorbetto, da sharab (شراب شربة)
- Zucchero, da sukkar (سكّر)
- Zero, da şifr (صفر).
Baldacchino deriva da Baghdad. Allo stesso modo Damasco dà il nome al tessuto che vi veniva prodotto e Mossul alla mussola.Taffetà deriva invece dal farsi “تافته” (tāftah), che significa “tessuto”.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Contributo_islamico_all’Europa_medievale
ISLAM E GUERRA DI RELIGIONE – PARTE I
Il prof. Sgarbi ha recentemente affrontato il tema del rapporto tra la religione islamica e il terrorismo, proponendo la tesi di un legame strettissimo tra la fede musulmana e la guerra di religione.
https://www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://m.youtube.com/watch%3Fv%3D0QC_6H0ndZI&ved=0ahUKEwjJxIqO7uPQAhWBQBoKHfL3C4UQo7QBCBowAA&usg=AFQjCNEDRZajeO3ZK-KdlKTZpmg2QVjspQ
In sostanza, Sgarbi ha esplicitamente dichiarato che il vero credente islamico non può non essere impegnato nella guerra contro gli infedeli. Pertanto il musulmano moderato non sarebbe un vero credente.
La tesi di Sgarbi ha il merito di porre seriamente il problema, contrastando il grave e molto pericoloso equivoco, sostenuto dalla cultura marxista e cattocomunista, secondo il quale la guerra ha sempre e soltanto cause di tipo economico.
Tuttavia ritengo necessario chiarire brevemente alcuni punti.
Bisogna partire dal presupposto che nei paesi islamici l’educazione dei bambini è in grandissima parte basata sul Corano e sulla tradizione religiosa.
Quindi si deve studiare il Corano per stabilire in termini corretti i termini del problema.
Il Corano è innanzitutto un testo complesso.
Quindi non si deve leggere in modo superficiale.
Effettivamente, alcuni versetti dichiarano esplicitamente il dovere per il credente di combattere gli infedeli. Gli infedeli sono in sostanza coloro che non si sottomettono all’Islam.
I versetti sono molti. Si legga ad esempio Sura 2:193: “Combatteteli finché l’Islam non regni sovrano”.
Altri passi, però, mostrano se non altro un’attenzione particolare verso Giudei e Cristiani. Esempio:
“Coloro che credono, i Giudei, i Sabei o i Nazareni e chiunque creda in Allāh e nell’Ultimo Giorno e compia il bene, non avranno niente da temere e non saranno afflitti. »( Corano, V:69)
Quindi la faccenda è complessa e ha ovviamente suscitato un ampio dibattito fra gli studiosi.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Corano#Versetti_riferiti_al_cristianesimo_e_al_giudaismo
IL VERBO ‘ANAMIMNÉSKOMAI’ NEL VANGELO DI MARCO
Nel Vangelo di Marco (14:72), considerato dai biblisti il più antico dei quattro canonici, troviamo una forma verbale interessante per varie ragioni.
ἀναμιμνῄσκομαι (anamimnéskomai).
IL RITO DELLA VIA CRUCIS
La Via Crucis ha origini antiche, ma non è facile stabilire una cronologia precisa.
Storicamente accertato è il fatto che furono soprattutto i Francescani a promuoverne la diffusione e l’istituzionalizzazione.
Il consolidamento di questa pratica cultuale avvenne tra il Seicento ed il Settecento, grazie soprattutto all’opera di San Leonardo da Porto Maurizio.
La Via Crucis venne celebrata per la prima volta al Colosseo nel 1750, anno giubilare, ma per una serie di ragioni storico-politiche soltanto a partire dal 1965 la tradizione è stata costantemente mantenuta.
Giova precisare che non si tratta di una commemorazione, come a volte si legge e si sente dire. Un rito religioso non commemora.
Esso serve invece ad attualizzare, a rendere presente un evento cruciale della ‘storia sacra’.
http://m.famigliacristiana.it/articolo/via-crucis-al-colosseo-tutto-comincio-nel-settecento.htm
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Via_Crucis
http://m.famigliacristiana.it/articolo/via-crucis-al-colosseo-tutto-comincio-nel-settecento.htm
IL LOGOS GIOVANNEO
Il famoso “Prologo” giovanneo o “Inno al Logos” nei reperti risalenti all’anno 200 del Papiro 66 detto anche Papiro Bodmer II attualmente conservato a Ginevra (da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Logos#/media/File:Johannesevangelium_(Papyrus_66).jpg )
1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.
2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
3 πάντα δι’ αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν
4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων·
5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.
https://it.wikipedia.org/wiki/Logos
1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Gv%201,1-18&versioni%5B%5D=C.E.I.
Questo è il famoso Prologo del Vangelo di Giovanni, detto anche, molto significativamente, il “Quarto Vangelo” per distinguerlo dai tre “sinottici” di Matteo, Marco e Luca.
Il problema è: che cosa significa “Logos”?
Non è una domanda facile.
Nella versione italiana è stato di solito tradotto con “Verbo”, dal latino “verbum”, che significa “parola”.
Ma questa traduzione mi lascia molto perlesso. Si traduce una parola greca, pregna di significati, con una parola che sembra italiana, ma veramente italiana in senso stretto non è, visto che si tratta di un evidente calco di una parola latina che ha un significato diverso da quello più usuale di “verbo” (verbo essere, verbo avere eccetera)……
Ma adesso si tende a tradurlo con “Parola”, che è molto meglio.
Lasciamo stare. Andiamo avanti.
Dicevo: cosa significa “Logos” nel Prologo di Giovanni?
Il dibattito è ancora aperto. Le interpretazioni sono diverse.
Io vorrei partire dalla cultura greca antica.
In senso strettamente filosofico, nei limiti in cui la “filosofia” possa essere considerata come una scienza autonoma e quindi dotata di un suo proprio linguaggio, la parola è stata usata dai filosofi greci in tre sensi fondamentali: mente/intelligenza, discorso/ragionamento/, concetto. (Gobry, Vocabolario greco della filosofia, p. 131).
Logos, quindi, può essere inteso come “razionalità”. Ovviamente rinuncio a definire che cosa sia la “razionalità” in senso generale perché la cosa richiederebbe anni di lavoro e non arriverei comunque al risultato.
Però è possibile e opportuno stabilire come la cultura greca abbia storicamente concepito la “razionalità” legata all’uso del termine “logos”.
Il punto fondamentale è che i greci stessi contrapponevano il “logos” al “mythos” e distinguevano nettamente i “logografi” dai “mitografi”. La differenza (non sempre chiara): i mitografi si occupano di miti, i logografi di storia o comunque di vicende terrene. Si può anche dire che il mitografo è il poeta che racconta gli antichi miti. In questo senso, Esiodo è un mitografo.
In senso più tecnico-letterario: la mitografia sta alla logografia come la poesia sta alla prosa.
Si potrebbe anche dire, semplificando al massimo, che la mitografia sta alla logografia come la tradizione religiosa sta alla filosofia. Quindi risulta evidente che il logos e la filosofia sono due concetti strettamente vicini, quasi identici.
Saltiamo qualche passaggio e facciamo un viaggio ad Alessandria, la città degli intellettuali dell’età ellenistica.
Un dottissimo ebreo con nome greco, Filone Alessandrino, (20 a. C.- 45 d.C.), elabora una dottrina destinata ad avere grande importanza nel Cristianesimo. Filone interpreta il “Logos” dei greci nel senso biblico della Parola di Dio. Il Logos è il mediatore tra Dio e il Mondo, lo strumento della Creazione. La svolta è cruciale:
“Nel Vecchio Testamento la «parola di Dio» è metafora frequente per esprimere l’efficacia immediata della volontà di Dio, ma non vi si trova una personificazione della «parola», che tende invece a chiarirsi nei libri sapienziali del periodo ellenistico, dove il concetto di l. si accosta a quello predominante della «Sapienza»: essa è «artefice di tutte le cose» (Sapienza 7, 21), «esalazione della divina virtù […] specchio tersissimo dell’attività di Dio e immagine della sua bontà» (Sapienza 7, 25-26: e cfr. ivi 18, 14, dove incontriamo la più accentuata personificazione del l.).”http://www.treccani.it/enciclopedia/logos_(Dizionario-di-filosofia)/
Da notare che tutto dipende dall’incontro fra la tradizione ebraica e la filosofia greca, il cui primo grande risultato è la cosiddetta “Settanta” (https://massolopedia.it/?page_id=176 ).
Mi riferisco in particolare a un passo dei Salmi:
« Dalla parola (logos) del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio (pneuma) della sua bocca ogni loro schiera (dynamis).” » (Salmi 33:6) ( https://it.wikipedia.org/wiki/Verbo_(cristianesimo) ) τω λόγω του Κυρίου οι ουρανοί εστερεώθησαν
και τω πνεύματι του στόματος
αυτού πάσα η δύναμις αυτών·
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Dal Logos del Salmo 33 a Filone e da questi a Giovanni il percorso è abbastanza lineare.
In Giovanni la personificazione è completa: il “Logos” è chiaramente Gesù Cristo.
Cosa significa, in sostanza, tutto questo discorso?
Quale conclusione possiamo trarre?
Una cosa a me pare chiara: il “paradigma” cristiano si forma dall’incontro fra la cultura ebraica e quella greca.
Un’altra cosa chiara è che il Cristianesimo “incorpora”, per così dire, la filosofia greca sin dalle origini.
E dal Prologo di Giovanni comincia un’altra storia….
Per approfondire:
http://www.treccani.it/enciclopedia/logos_(Dizionario-di-filosofia)/
https://it.wikipedia.org/wiki/Logos
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/mitografia/
http://www.treccani.it/enciclopedia/logografi_(Enciclopedia-Italiana)/
https://it.wikipedia.org/wiki/Logografia_(storia)
https://it.wikipedia.org/wiki/Verbo_(cristianesimo)
Libri secondo me fondamentali:
Ivan Gobry, Vocabolario greco di filosofia;
Nicola Abbagnano, Dizionario di filosofia.