Nel Rione Esquilino, precisamente in Largo Leopardi, lungo la Via Merulana, si trova un’importantissima struttura antica, risalente all’epoca di Ottaviano Augusto, che viene comunemente denominata Auditorium di Mecenate, anche se si tratta molto più probabilmente di un triclinio con ninfeo.
L’edificio faceva parte degli ‘Horti’ fatti costruire fra il 42 ed il 35 a. C. da Gaio Cilnio Mecenate, amico personale e consigliere di Ottaviano, protettore per antonomasia di artisti e poeti.
Gli ‘horti’ erano ville suburbane che occupavano vastissime aree e comprendevano giardini, ninfei, templi, terme, stadi, teatri ed erano abbellite da splendide sculture. La ‘moda’ degli ‘horti’ si affermò nella tarda età repubblicana e continuò fino alla tarda età imperiale. Diciamo che la Villa Adriana di Tivoli rappresenta la forma più grandiosa e perfetta di questa tipologia di residenze signorili.
L’area occupata dagli Horti di Mecenate corrisponde ad un’antichissima necropoli, la necropoli ‘esquilina’, che il potente amico di Augusto fece in gran parte bonificare prima di costruire la sua magnifica residenza.
Nell’area della villa, divenuta dopo la morte di Mecenate di proprietà imperiale, sono state ritrovate fra l’altro numerose statue, alcune delle quali oggi sono ospitate nei Musei Capitolini ed a Palazzo Altemps. Probabilmente la villa comprendeva anche una piscina dotata di acqua calda, la prima a Roma.
Non è stata ancora chiarita l’esatta estensione del complesso, ma è certo comunque che va collocata nei pressi dell’antica Porta Esquilina delle Mura Serviane. Infatti, il cosiddetto Auditorium ingloba un pezzo delle più antiche mura di Roma, come si può vedere bene dall’esterno.
L’auditorium fu scoperto nel 1874 dal grande archeologo Rodolfo Lanciani e costituisce allo stato attuale l’unica testimonianza archeologica sicura degli Horti di Mecenate che ha resistito allo scorrere dei secoli e alle pesanti trasformazioni di fine Ottocento.
La grande aula absidata venne inizialmente interpretata come una sorta di sala-auditorium per rappresentazioni letterarie e musicali.
Entriamo.
Un lungo corridoio in discesa, con pavimento originale romano, ci conduce verso l’entrata di una grande sala di 13 metri × 24, coperta da una moderna tettoia. La sala è parzialmente ipogea e come tale era stata concepita sin dalla fondazione.
Nell’abside si trova una gradinata formata da sette gradini concentrici, così stretti da poter escludere la loro utilizzazione come sedili.