Il “Nicchione del Laterano” o “Triclinium Leoninum”, che si trova addossato alla Scala Santa, è ciò che resta dopo varie e complesse vicende del triclinio fatto costruire da papa Leone III (795-816) come sala per banchetti e di rappresentanza dell’antico Palazzo del Laterano (“Patriarchium”), un edificio di origine imperiale che fu sede ufficiale dei papi fino agli inizi del Trecento. Si tratta in sostanza solo della parte absidale della sala. Secondo il Liber Pontificalis, una raccolta di biografie dei pontefici da S. Pietro a Pio II (1458-1464), il triclinio leoniano era un’immensa sala con un’abside grande e dieci absidiole, decorata con mosaici e pitture. Papa Sisto V (1585-1590) fece demolire e ricostruire il palazzo lateranense, mantenendo il triclinio, che ora infatti risulta staccato dall’edificio sistino. L’attuale struttura del Triclinio si deve all’intervento di restauro voluto da Benedetto XIV e realizzato dall’architetto Ferdinando Fuga nel 1743. Infatti in alto troviamo lo stemma di Benedetto XIV Lambertini, il cui intervento è ricordato anche da un’epigrafe che si trova più in basso, al centro del monumento. Il “nicchione” è affiancato da colossali paraste e sovrastato da un timpano.
I MOSAICI
I
mosaici che ancora oggi possiamo vedere sono il risultato del pesante
restauro settecentesco: “Le vicissitudini del monumento hanno
chiaramente alterato l’aspetto del mosaico, che se è rimasto fedele
nell’iconografia a quello leoniano, stilisticamente risulta compromesso e
illeggibile.” R. Luciani, Il Complesso Lateranense, p. 30). I mosaici appaiono nettamente divisi in tre parti: al centro, nella conca absidale, troviamo Cristo benedicente, con gli Apostoli (che per la verità qui sono 11 come dice Matteo, 28, 16) ai lati, che tiene nella sinistra un libro aperto su cui è scritto “PAX VOBIS“.
L’epigrafe latina in basso, che riporta il passo di Matteo (28, 19), fa
capire chiaramente che si tratta del mandato apostolico impartito da
Cristo risorto apparso agli Apostoli in Galilea. Nell’arcone, sulla
sinistra, Cristo in trono dona le chiavi a papa Silvestro e il
“labaro”, insegna del potere imperiale, a Costantino; nella parte destra
San Pietro in trono porge il pallio a Leone III e il vessillo
imperiale a Carlo Magno. Poichè nell’iscrizione sottostante si legge
“Carolo Regi” si ritiene che il mosaico originale risalga a poco prima
dell’incoronazione imperiale, quando Carlo era ancora Rex e non ancora
Imperatore (A. Ilari, Guida storico-bibliografica, p. 15). Risulta
evidente il significato “politico” del mosaico soprattutto nella parte
di destra, che vuole mostrare la priorità del potere spirituale del
Papa, Vicario di Cristo e successore di S. Pietro, sul potere temporale. Infatti
il mosaico è strettamente legato alla vicenda che portò
all’incoronazione di Carlo Re dei Franchi da parte di Leone III, evento
che segna la nascita del Sacro Romano Impero.
Sitografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Triclinium_Leoninum
https://artepiu.info/triclinio-leonino-mosaici-san-giovanni-roma/
https://www.youtube.com/watch?v=Rw2lz6WEhj4
Bibliografia:
Annibale Ilari, Costantiniana Arcibasilica in Laterano: guida storico-biografica
Roberto Luciani, Il Complesso Lateranense

(Foto di Pietro Massolo)