PORTA FURBA

QUARTIERE VIII TUSCOLANO-ZONA QUADRARO

Porta Furba si trova nel punto in cui l’Acquedotto felice incrocia la Via Tuscolana. I materiali utilizzati sono il peperino e il travertino. Le iscrizioni celebrative sono incise su lastre di marmo. Quella sul lato esterno è molto significativa: lo scopo dell’acquedotto è quello di garantire l’approvvigionamento idrico per consentire il ripopolamento dei colli disabitati per la mancanza d’acqua. L’Acquedotto prende il nome dal papa Sisto V (1585-1590), al secolo Felice Peretti, che lo fece costruire da Matteo Bortolani e Giovanni Fontana. Si tratta del primo acquedotto realizzato dopo la caduta dell’Impero Romano. Ci si rende subito conto della grande importanza di quest’intervento nella storia urbanistica di Roma. Giovanni Fontana è anche l’autore della Fontana del Mosè in Piazza s. Bernardo, che costituisce la “mostra” dell’Acquedotto Felice. In Via Marsala, accanto alla Stazione Termini, si trova l’altro arco monumentale dell’acquedotto di Sisto V. Anche la grande e bella fontana che si trova a poca distanza da Porta Furba risale a Sisto V, ma è stata modificata nel 1733 da Luigi Vanvitelli per conto di Clemente XII (1730-1740). L’origine del nome “Porta Furba” non è chiara. La prima cosa certa da notare è che si tratta di un arco e non di una porta. Infatti non ci sono mura, come nel caso di Porta Maggiore, che fu inglobata circa due secoli dopo la sua costruzione nelle Mura Aureliane.

Sitografia:

http://mobile.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-architettonici-e-storici/acquedotto-felice.html

http://www.portadegliacquedotti.it/10-cose-da-vedere/arco-di-porta-furba

https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Furba

https://www.parcodegliacquedotti.it/il-nostro-esperto-porta-furba/

http://www.leviedelgiubileo.it/?p=4134

https://www.instagram.com/p/B2CxBB4o64s/?utm_source=ig_web_copy_link

STAZIONE TERMINI

L’area della Stazione Termini ha una grande importanza sul piano urbanistico, storico-culturale e archeologico.
Il nome deriva dalle vicine Terme di Diocleziano.
La prima stazione di Termini venne iniziata negli anni ’60 dell’Ottocento, quindi i responsabili non furono i soliti ‘piemontesi’, anche se i lavori furono completati solo nel 1874.
La scelta di quest’area fu dovuta principalmente a interessi immobiliari di tipo speculativo. In effetti, comportò tra l’altro la distruzione della famosa Villa Peretti-Montalto. Insomma un vero scempio. Come si fa a costruire una stazione all’interno delle Mura Serviane sul Colle Esquilino, cioè invadendo una zona archeologica di primaria importanza? Basti pensare al fatto che proprio qui è ancora visibile e quasi integro il più lungo pezzo di Mura Serviane conservato. Lo si può notare sul lato sinistro della fronte. Al di sotto del piano stradale, nei pressi di un fast-food, troviamo addirittura il muro di ‘controscarpa’ connesso per esigenze difensive alla parte visibile fuori. Eccezionale! Per fortuna è stato conservato, con tanto di pannello esplicativo.
Uno scempio anche dal punto di vista urbanistico, visto che grazie a quest’idea malsana la città risulta ancora oggi spezzata in due dai binari. Pensate al traffico caotico di Porta Maggiore e potete capire cosa sto dicendo.
Negli anni Trenta, cioè nel periodo fascista, si decise addirittura di ingrandirla e di ristrutturarla. Vennero allora realizzate, su disegno di Angiolo Mazzoni, le fiancate che si possono vedere bene a Via Giolitti e a Via Marsala, secondo uno stile a metà fra il razionalismo e il monumentalismo. Da notare le grandi arcate, un evidente richiamo alla romanità.
L’attuale edificio principale, detto ‘di testata’, venne inaugurato nel 1950. Di questo edificio, realizzato da un gruppo di architetti tra cui dobbiamo menzionare almeno Annibale Vitellozzi, l’elemento più notevole è la famosa pensilina detta ‘il dinosauro’. Si tratta di un capolavoro assoluto dell’architettura moderna in termini sia estetici che tecnico-costruttivi. Lungo la pensilina corre un bassorilievo realizzato nel 1954 dall’artista ungherese Amerigo Tot.
Possiamo notare, guardando soprattutto dalla parte di Via Giolitti, la grande differenza tra lo stile fascista delle fiancate e quello decisamente più ‘moderno’ dell’edificio di testata.