Si tratta di una delle porte delle Mura Aureliane. Il nome deriva probabilmente dalla vicina Basilica di Santa Maria Maggiore. La struttura fu fatta costruire nel 52 dall’imperatore Claudio per consentire all’Aqua Claudia di oltrepassare le vie Prenestina e Labicana. Quindi non nasce come porta, visto che le Mura Aureliane risalgono a più di due secoli dopo. Nell’attico in sezione sono ancora ben visibili i condotti dell’acqua. La tecnica muraria è chiaramente la cosiddetta “opera quadrata” in travertino, una tipologia molto antica, usata per esempio per costruire le Mura Serviane. Si basa sulla soprapposizione di blocchi squadrati. La caratteristica peculiare di questa struttura è il bugnato “rustico” (nel senso di non finito) tipico dell’epoca, consistente nella sovrapposizione di blocchi nettamente aggettanti rispetto al piano di facciata. A parte l’attico, la struttura è composta da cinque elementi: tre edicole aperte con timpano, di cui una al centro e due ai lati, inquadrate da semicolonne di ordine corinzio, e due fornici. Le due fasce superiori dell’attico corrispondono ai condotti per il passaggio dell’Anio Novus, in alto, e dell’Aqua Claudia.
Sull’attico sono presenti tre iscrizioni ripetute su entrambi i lati: quella più in alto, a livello del condotto dell’Anio Novus, ricorda la costruzione da parte di Claudio; la centrale ricorda un intervento di restauro di Vespasiano avvenuto nel 71; l’ultima in basso, sul basameto dell’attico, si riferisce al restauro fatto da Tito, figlio di Vespasiano. Un’altra iscrizione posta a sinistra della porta ricorda gli interventi onoriani. Quest’ultima epigrafe risulta particolarmente importante perché cita con tutti gli onori dovuti il comandante supremo dell’esercito Stilicone come suggeritore del lavoro di fortificazione. Il “magister militum” Stilicone, di origine germanica, fu fatto giustiziare poco tempo dopo da Onorio con l’accusa di tradimento per essersi accordato con Alarico, il re dei Visigoti che di lì a poco avrebbe invaso e saccheggiato Roma. Sul suo nome fu posta la damnatio memoriae, ma in questo caso il nome non risulta cancellato. In realtà, gli storici concordano sul fatto che Stilicone, consapevole dei reali rapporti di forza, riteneva indispensabile un accordo con Alarico basato sull’esborso di ingenti somme di denaro per evitare la catastrofe. Questo costò la vita a lui e alla sua famiglia.
La struttura venne inglobata nel III secolo nelle Mura Aureliane e assunse il nome di Porta Praenestina (o Labicana). Agli inizi del V secolo l’imperatore Onorio, nell’ambito di una vasta opera di ristrutturazione delle numerose porte delle Mura di Aureliano, ritenute troppo sguarnite, fece costruire un fortilizio difensivo davanti alla struttura di Claudio, con due torri quadrate ai lati ed un bastione al centro, costruito sopra il sepolcro di Marco Virgilio Eurisace (risalente al I secolo a. C. e quindi più antico rispetto all’opera di Claudio). La struttura onoriana, soprattutto a causa del dislivello fra le due strade, risultava priva di simmetria e nel complesso possiamo anche dire decisamente “brutta”.
Sulla base della documentazione storica possiamo sapere che già dal V secolo la porta veniva appaltata, come altre, ai riscossori di pedaggi. Nel 1838 papa Gregorio XVI fece demolire la fortificazione onoriana e riportò così alla luce sia la duplice porta claudiana che il sepolcro di Eurisace. Però ritenne necessario per esigenze di difesa costruire nuove strutture merlate, ritenute assai poco estetiche, che vennero completamente eliminate solo nel 1956 dall’architetto Petrignani. Da quel momento Porta Maggiore è visibile nel suo aspetto originale, compreso l’antico basolato delle due vie romane.
Sitografia:
https://www.romasegreta.it/esquilino/porta-maggiore.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Maggiore
(Foto di Pietro Massolo)