LA LOGGIA DI S. MARIA MAGGIORE

Foto di Pietro Massolo

L’attuale facciata della Basilica di S. Maria Maggiore è il risultato della ristrutturazione operata dal grande architetto Ferdinando Fuga nel XVIII secolo ed è composta da un portico a cinque arcate e da una loggia a tre arcate nel piano superiore.

La ristrutturazione settecentesca ha risparmiato, anche se non completamente, i magnifici mosaici della loggia realizzati fra il XIII e il XIV secolo, molto probabilmente in due fasi distinte. La differenza tra le due fasce superiore ed inferiore appare evidente anche nella disposizione delle tessere, meno regolare in quella inferiore.

La fascia superiore, subito sotto l’immagine del Redentore benedicente, porta chiaramente la firma di Filippo Rusuti, un esponente della cosiddetta “Scuola Romana”, della quale faceva parte anche Pietro Cavallini. Non sappiamo, però, se l’intero ciclo musivo sia stato realizzato da Filippo Rusuti o comunque sotto la sua direzione. Nella fascia inferiore essi rappresentano il famoso “Miracolo della Neve” avvenuto, secondo la tradizione, nel mese di agosto del 358 (altri dicono 352 o 356): una nevicata, annunciata in sogno a papa Liberio e al patrizio Giovanni, segna il luogo in cui deve sorgere la nuova chiesa dedicata a Maria.

Nella fascia superiore troviamo al centro Cristo Redentore circondato da 4 angeli. Ai lati vediamo teorie di Santi. L’impostazione iconografica è tipicamente bizantina.

Nella fascia inferiore abbiamo la rappresentazione del sogno di papa Liberio e del patrizio Giovanni, il loro incontro e la fondazione della chiesa esattamente nel posto in cui la neve è caduta formando addirittura la pianta dell’edificio sacro. Non abbiamo una conferma sicura di questa prima fondazione nel IV secolo riportata dalla tradizione, fra il 352 e il 358, a quanto ci risulta. Storicamente più accreditata è invece la fondazione da parte di Sisto III (432-440).

Da notare nel secondo riquadro da sinistra una specie di sovrastruttura geometrica che unisce la testa del patrizio Giovanni ad un tondo che contiene la Vergine, che vuole rappresentare il contenuto del sogno. Una specie di “fumetto” ante litteram. Rilevanti sono anche, nel terzo riquadro, le espressioni molto vive e coinvolgenti di papa Liberio e di Giovanni che parlano dei loro sogni identici. Si tratta di una rappresentazione lontana dal rigido schema bizantino (o bizantineggiante)

Per approfondire:

http://www.vatican.va/various/basiliche/sm_maggiore/it/storia/facciata.htm

http://www.specchioromano.it/fondamentali/Lespigolature/2010/AGOSTO/I%20mosaici%20di%20Filippo%20Rusuti%20a%20Santa%20Maria%20Maggiore.htm

Vedi anche:

https://massolopedia.it/s-maria-maggiore/

SANTA MARIA DEL POPOLO

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476) e soprattutto a causa della guerra greco-gotica (535-553), che fra le altre cose comporta il taglio degli acquedotti, inizia un periodo oscuro. Roma si restringe e la zona ora occupata da Piazza del Popolo torna ad essere sostanzialmente extraurbana, pur trovandosi all’interno del perimetro delle Mura Aureliane. Dopo i secoli ‘bui’, diciamo così, dell’Alto Medioevo, il primo intervento importante e decisivo nell’area è quello promosso da papa Pasquale II (1099-1118), che fa costruire il nucleo della Chiesa di Santa Maria del Popolo nel 1099, secondo la tradizione nel luogo demoniaco del sepolcro di Nerone, il cui fantasma si aggirava (e forse si aggira ancora…) nella zona. Lo spettro di Nerone è uno dei tanti fantasmi romani “storici”:

https://massolopedia.it/fantasmi-romani/

Inizialmente si tratta, in effetti, di una cappella, costruita come ringraziamento alla Vergine per la conquista di Gerusalemme (1099) con i soldi del popolo romano e questo spiegherebbe il nome. Nel Duecento la cappella viene ingrandita, anche perché Gregorio IX (1227-1241) fa trasportare da S. Giovanni in Laterano una sacra icona mariana del tipo “odigitria” (=che mostra la via) attribuita a S. Luca, ancora oggi visibile sull’altare e nota come Madonna del Popolo. Un recente restauro ha permesso il riconoscimento della firma di Filippo Rusuti, noto esponente della cosiddetta Scuola Romana, attiva fra Due- e Trecento. La vera e propria chiesa, nella sua forma definitiva, viene costruita durante il pontificato di Sisto IV Della Rovere (1471-1484), il cui stemma è infatti ancora visibile sulla facciata. La questione della paternità del progetto è ancora sub judice. La struttura è, comunque, tipicamente rinascimentale, come si può notare dalla semplicità e linearità della facciata, forse di Andrea Bregno. Da notare il campanile quattrocentesco, un tipico esempio dello stile tardogotico lombardo, dovuto al fatto che nel 1472 la chiesa viene affidata agli agostiniani della Congregazione Lombarda. Purtroppo nell’Ottocento il convento agostiniano, nel quale aveva soggiornato Martin Lutero, è stato sacrificato per la ristrutturazione della piazza.

La pianta è a tre navate con 4 cappelle per lato. Al Bramante dobbiamo il coro attuale dei primi del Cinquecento, la cui volta viene affrescata mirabilmente dal Pinturicchio (1508-1510). Nel ‘600, però, la chiesa viene, per così dire, “barocchizzata” dal Bernini, il quale disegna i due altari ai lati del transetto, modifica (ma forse sarebbe meglio dire “completa”) la meravigliosa Cappella Chigi, disegnata da Raffaello per Agostino Chigi nel 1513-1514, e fa inserire le statue di santi in stucco realizzate dai suoi allievi. In questo modo l’austera impronta agostiniana iniziale viene nettamente modificata, anche se comunque l’intervento non è stato in generale giudicato negativo. Roma ci ha fin troppo abituati alle sovrapposizioni di stili. Si può fare un agevole confronto, didatticamente importante, tra la cappella raffaellesca, in cui si rivela lo spirito del Rinascimento nonostante l’intervento berniniano, e la sontuosa Cappella Cybo, che sta proprio di fronte, capolavoro barocco di Carlo Fontana.

Fra le moltissime opere presenti nella basilica non si possono tralasciare le due celeberrime tele di Caravaggio presenti nel transetto sinistro (Cappella Cerasi): la Conversione di S. Paolo e la Crocifissione di S. Pietro. Fra le due opere si trova una bellissima Assunzione di Annibale Carracci, che secondo me può essere molto utile per un confronto tra il classicismo dei Carracci e il crudo naturalismo caravaggesco, che insieme, all’inizio del Seicento, contribuiscono a innovare profondamente la pittura italiana dopo il lungo predominio manierista.

Da non perdere: previo permesso si può accedere alla sagrestia, in cui si trova un fantastico altare marmoreo del 1473 firmato da Andrea Bregno.

Sitografia:

https://massolopedia.it/piazza-del-popolo/

http://www.smariadelpopolo.com/it/la-basilica

https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Santa_Maria_del_Popolo

https://www.arte.go.it/event/filippo-rusuti-e-la-madonna-di-san-luca-in-santa-maria-del-popolo/

Bibliografia:

Fondamentale, come sempre, la Guida Rossa del Touring (io uso l’ed. 2004);

Sono disponibili in chiesa, su richiesta: Carlo Sabatini, Santa Maria del Popolo, ed. Interstampa, e la guida storica in quattro lingue, priva però di indicazioni sull’autore, ed. L’Agostiniana, con una notevole documentazione fotografica.

(Foto di Pietro Massolo)